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      Nelle parole del signor Montanelli, profferite davanti al Senato, occorre la prova del difetto di libertà in cui ci trovammo tutti appena rientrati in Palazzo: "Credemmo nostro debito, appena avemmo un momento di libertà, di portarci in mezzo di voi ec." Di vero non ci potevamo sviluppare dalla turba dei Faziosi, che, urgentissima, ci si stringeva alla vita.
      Pensai alla mia condizione, come meglio mi fu dato in mezzo a tanto trambusto. Come mai, considerava, me, che pure sapevano contrario allo scopo a cui gli agitatori tendevano con tanta ostinazione, vollero preso? Era evidente ch'essi mi apparecchiavano insidie per perdermi, come contumace ai voleri del Popolo. La resistenza da me dimostrata alla Camera dei Deputati, che, nel Decreto del 10 giugno 1850, si qualifica pravo consiglio, dagli organi repubblicani allora si accusava come colpevole opposizione. L'Alba, moderatissima in quel giorno, narrando il fatto diceva: "Vi tornarono i Deputati nel mentre che taluno chiedeva la dissoluzione della Camera, opinione combattuta dal pertinace coraggio di F. D. Guerrazzi, e in quel momento per lo meno importuna." (N° 9. feb. 1849.) - Molto mi teneva sospeso il contrasto col Niccolini, e la umiliazione alla quale io lo aveva ridotto; mi occorse al pensiero, che sovente i Deputati dell'Assemblea di Francia ebbero a pagare amara una parola di rimprovero detta contro taluno dei Caporioni dei Circoli. Il silenzio nell'Assemblea fu spesso stemperato in fiele nelle scapigliate adunanze di Popolo, che chiamavano Clubs, ed aguzzò la scure del carnefice.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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