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      Viva la Unione con Roma(275)! Quando il Popolo è preso da una passione, e i più fervidi di quello ti fanno cerchio dintorno, e schiamazzano, e gridano, chi mai resiste? Chi può resistere? Me poi il Popolo non calcava festoso, ma torbido; non invitava, ma minacciava; non arrendevole trovava, ma in quanto mi era dato con industria opponente. Gli arrabbiati della Fazione trionfante, padroni nei primi giorni di tutto, non si muovono dalle mie stanze, notte e giorno spiano gli atti, le parole e i pensieri.
      E tutto questo sembra poco all'Accusa; anzi, ella, proprio in coscienza, crede che, invece di provare, escluda la prova della coartazione!
      Io mi ricordo avere letto nei Giornali dei tempi certo discorso, o lettera di Giuseppe Mazzini ai suoi amici di Roma, nella quale gli ammoniva non volersi partire di Toscana, prima di avere conseguíto il suo intento. Ora (e spero che l'Accusa non mi vorrà smentire almeno in questo), io affermo che il concetto mazziniano fosse repubblicano(276). - L'Accusa avverte, che la presenza del Principe in Toscana era pruno negli occhi ai Rivoluzionarii(277). Qui dentro, Romani, che la Unione con Roma e la Repubblica agognavano; qui Lombardi, che nella Repubblica vedevano l'unica via per ritornare alla patria, ai domestici focolari, e alle gioie di famiglia; qui il lombardo signor Maestri, Inviato straordinario romano, forte del soccorso del Circolo, il quale, come il signor Rusconi si esprime, lottava quotidianamente per portare via di assalto la Unione con Roma.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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