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      - Altra prova che di arbitrio del Governatore era lo invio del Maggiore Guarducci in Maremma, è considerare come questi non trasmetta i suoi rapporti al Generale D'Apice o al Governo superiore, ma renda ragguaglio dell'operato unicamente al Governatore(329). Ancora: il Governo non poteva intendere col Dispaccio del 14 al Governatore di Livorno, che questi spedisse il Battaglione Guarducci, però che lo avrebbe fatto direttamente da sè. Con questo ho voluto dimostrare che, per me, il Battaglione fu trattenuto fino al 17 febbraio; che da noi non fu comandato di marciare alla volta di Maremma; e che il Governo di Livorno, il quale volle, seppe eziandio incamminarlo immediatamente là dove il Governo superiore non lo incamminava. Altra prova che eravamo andati trattenendo la gente dallo accorrere in Maremma, è l'ordine trasmesso il 14 stesso, al Battaglione Petracchi, di stare fermo a Pontedera, ed incontrarvelo sempre nel 17 febbraio. In cotesto giorno il suo Comandante non corrisponde più col Generale come gli correva obbligo, bensì col Governatore di Livorno, a cui manifesta il suo pensiero di partire il giorno appresso per Maremma, non già in virtù di ordine ricevuto(330); il Governatore di Livorno, usurpando le funzioni del Generale D'Apice, comanda senza superiore concerto, e di sua autorità, il ritorno del Battaglione Petracchi(331).
      Dunque rimane provato che D'Apice non mosse per Maremma, anzi rifiutò muoversi; che il Battaglione Guarducci, trattenuto fino al 17 in Empoli, e nel giorno stesso rimandato a Livorno, si avviò per Maremma non pure senza ordine del Governo, ma contro la volontà del Governo; e finalmente che il Battaglione Petracchi tenuto da noi fermo fino al 17 in Pontedera è richiamato a Livorno dal Governatore, che ormai si arroga autorità a disporre le cose a suo senno.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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