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      L'Accusa, tetragona ai colpi di paura, scriveva, dentro la sua stanza, nel gennaio del 1851, a canto al fuoco, gli usci diligentemente serrati: - lievi prove di coazione sono coteste, anzi non sono prove, e, meglio meditandovi sopra, piuttosto sono prove escludenti qualsivoglia violenza! - Ma, Dio eterno, che cosa pretenderebbe l'Accusa? che io, in prova della violenza patita, le portassi davanti la mia testa mozza come Beltramo da Bornio(398)? Atroce patto ella pone alla sua fede, se non si contenta di altro che di gole squarciate, e di cuori fessi! L'Accusa non tace che alla prova del cataletto...
      Le manifestazioni di animosità della parte repubblicana, a me particolari, sono venuto con prove espresse raccontando durante il mio Ministero, e nei primi giorni del Governo Provvisorio; vedremo a mano a mano crescere in breve, e prorompere alfine in manifesta accusa di traditore.
      Da me altri non aspetta (e non mi sento tale da farne) proteste di devozione serotina: io parlo piuttosto con la coscienza del testimone, che con lo zelo del difensore. Però, innanzi tratto, dichiaro, ch'eletto a tutela della pubblica sicurezza, io non solo non mi reputerei colpevole di avere adoperato contro i Sacerdoti, secondo i meriti loro, ma all'opposto mi terrei colpevole per essermene astenuto. Forse i Sacerdoti presumono esercitare il privilegio del delitto? Chi questo crede, gl'insulta. La santità del carattere e lo istituto sublime impongono loro augumento di carichi, ed essi lo sanno, non già dagli assunti doveri gli assolvono.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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