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      Niccolò nostro lasciò ai Partiti un buono insegnamento, di cui, se volessero seguitarlo, questi potrebbono avvantaggiarsi non poco; ed è: - che bisogna contentarci del vincere, e schivare lo stravincere. - Nè io avrei potuto contrastare coteste frasi senza venire ad aperta rottura coi Colleghi, mettendo da capo a repentaglio ogni cosa; molto più se si avverta, che il Partito Repubblicano durava sempre abbastanza gagliardo da consigliare il mantenimento della Legge Stataria per contenerlo; e dall'altra parte, che incominciando a stringere il tempo della convocazione dell'Assemblea, urgeva per me tentare il provvedimento supremo di riporre in mani toscane la sorte della Toscana; il quale con buona fortuna (altri dirà, se con senno ed ardire) mi venne fatto operare col Decreto del 6 marzo. Io non mi sentiva uomo, per poche parole senza costrutto, mettermi in avventura di sconciare le cose. Come poi devansi giudicare la parole espresse in simili angustie, vedremo nella ultima parte di questa Apologia, dove riporterò la opinione di uomini di Stato, e di Storici reputatissimi, intorno a casi non pure somiglievoli, ma quasi identici.
      Più tardi della Spedizione di Lucca: - frattanto importa notare come la colonna Guarducci, la quale non oltrepassò Rosignano, fosse richiamata, e celeremente spedita verso il contado lucchese. Nè si opponga, come l'Accusa fa, ciò non essere stato spontaneo, bensì per ovviare a maggiore pericolo; no: dicasi piuttosto, che dopo avere in cento modi attraversate le Spedizioni maremmane, io colsi il primo pretesto per mandarle a vuoto.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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