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      Confrontate il linguaggio, che qui si udiva, in Toscana, con quello, che costumavasi in Francia, e ditemi poi se i giorni del terrore vi paressero imminenti! "I motivi sono eglino puri? Il fine approfitta la Rivoluzione? Giova o no alla causa della libertà? - Ciò basta... Si deve parlare della Rivoluzione con rispetto, e dei provvedimenti rivoluzionarii co' riguardi che meritano. La Libertà è una vergine di cui è colpa sollevare il velo(429)." Vedete se qui come in Francia proclamavasi la sentenza, ai Rivoluzionarii non pure spettare il diritto, ma incumbere il dovere di fare di ogni erba fascio per salvarsi: "empia massima e atroce, che somministra ai minacciati il diritto di combattere con armi pari, e distrugge lo Stato Sociale per surrogarvi la guerra(430)."
      Siffatti eccitamenti condussero in Francia le giornate del settembre. Che cosa pagherebbe mai la Francia per potere strappare coteste pagine dal volume della sua storia? Forse quelle che narrano dei gesti del Condé; e se non bastassero, ci aggiungerebbe le altre che parlano del Turena; e, se più si volesse, anche quelle di Napoleone; e finalmente quante altre mai favellano di gloria, purchè cotesto vituperio cessasse. Nè dovrebbe reputarsi troppo caro il riscatto, conciossiachè i Popoli s'infamino peggio pei fatti scellerati, che non si esaltino pei gloriosi.
      Coloro che quelle immanità ordinarono non ne sentirono rimorso, almeno sul momento; all'opposto, le confessarono come provvidenza necessaria di Stato; e questo avviene quante volte, pervertito ogni senso morale, il cervello guasto dai sofismi pesa sul cuore come una lapide di sepolcro: quelli poi che l'eseguirono n'ebbero orrore; ed anche questo è ragione, perchè il Popolo traviato dalla passione chiude le orecchie alla voce della coscienza, ma per via di cavilli non sa strozzarla.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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