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      Quindi anche qui erra l'Accusa, governata dal destino nemico, che non le concede imberciarne pure una; ed è vero che io toglieva la Legge giusto in quel punto, che in certo modo il Municipio non si opponeva a farla durare.
      Si ritenga pertanto, che fino al 2 marzo non solo dissuasi, ma volli che la Legge Stataria durasse; e che nel 2 marzo, nonostante che paresse a taluno aversi a mantenere, io instai ed ottenni di farla cessare. Ora dirò le ragioni per le quali non l'abrogai al mio primo giungere a Firenze.
      Il Circolo di Firenze annunziava(500) avere spedito Commissarii nelle Provincie onde eccitare i Popoli ad accorrere alla Capitale, per mandare ad effetto la proclamazione della Repubblica, già decretata dal Popolo fino dal 18 febbraio, ed accettata dai Circoli e dai Municipii toscani; in altri termini, a compire una rivoluzione per rovesciare il Governo Provvisorio, e sostituirvene altro di loro fattura. Già fino dal 23 febbraio comparivano indizii di vicina tempesta, e il Nazionale gli aveva notati(501).
      Nel 27 febbraio due Compagnie, una del Battaglione Italiano, l'altra di Volontarii Lucchesi, e molta mano di Popolo, si fanno ai quartieri della Cavalleria a Pisa, e menano i soldati a percorrere le vie della città, acclamando alla Repubblica(502). Da Lucca muoveva una Deputazione a Firenze, per costringere il Governo a proclamare la Repubblica, e unirsi a Roma, a seconda di quanto venne annunziato col N. 465 dell'Alba(503). Notabilissimo poi è il rapporto del Consigliere di Prefettura Ciofi, il quale dimostra quali e quante sottili astuzie adoperassero gli Arrabbiati, insinuando perfino essere desiderio del Governo di parere sforzato ad abbandonare la via della legalità, e procedere con la rivoluzione; sicchè anche Siena veniva da cima in fondo rimescolata, per violentare il Governo, e dichiararsi per la Repubblica(504). Fra i Documenti dell'Accusa occorre lettera del Circolo popolare di Vicchio al Circolo del Popolo di Firenze, colla quale si lamenta, che il ritardo di posta abbia impedito di mandare gente al convegno in Firenze, su la Piazza del Popolo, per proclamare la Repubblica, e la Unione con Roma(505). A Pisa, invece di scemare, il furore cresce di giorno in giorno, e si vuole ad ogni costo piantare l'Albero, e costringere l'Arcivescovo a cantare il Te Deum(506).


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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