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      Per siffatti successi in parte accaduti, e in parte facili a presagirsi, il Partito Costituzionale con ardentissimi voti mi chiamava a Firenze; e i Faziosi, che prima avevano veduto la mia partenza con sospetto, mandatemi le spie dietro, e finalmente smaniando di paura, si erano ingegnati a farmi richiamare appena mosso; ora non volevano che io ritornassi; anzi, mentre il Partito Costituzionale mi proseguiva di lode(507), eglino decretarono, e su pei canti appiccarono i cedoloni, che il Popolo non mi venisse incontro, o mi accogliesse freddamente. Di vero, non s'ingannavano; imperciocchè, appena giunto a Firenze, chiamato dal Popolo con altissime grida a mostrarmi, uscii sul poggiuolo del Palazzo, dove arringando dissi, - che il Popolo non porgesse ascolto ai falsi amici; sarebbe stata tirannide, non libertà, imporre a forza e a tumulto alla Patria una forma di reggimento per la quale tutto il Popolo toscano aveva diritto di pronunziare il suo voto; la Legge si rispettasse, il Decreto dell'Assemblea eletta col suffragio universale si attendesse. Nè i Giornali del Partito tacquero il male concepito dispetto, chè l'Alba nel suo N° del 27 febbraio 1849 biasimando stampava: - "ma il Popolo sa quando e perchè applaudire, e ciò ne dimostrano tanto gli evviva agli eccitamenti patriottici dello illustre Cittadino, quanto il silenzio profondo con cui venne accolta la dichiarazione di lui circa al ritardo nel proclamare la Repubblica, e nello unirsi con Roma." - E nella guisa che riportai a pag.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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