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      ) di capitalissima accusa.
      Però di queste tre Leggi, la prima non mi riguarda, e non fu mandata mai ad esecuzione; e mantenuta da me per impedire che per prepotenza di Faziosi, la forma Repubblicana, la decadenza del Principe, e la Unione con Roma s'imponessero, dispersa appena cotesta bufera fu da me abrogata; la seconda, comunque da me non firmata, intesi che alla repressione di delitti comuni di pessima indole principalmente mirasse, non avvertita la maschera sotto la quale presumevano andare impuniti; la terza accenna a delitti comuni, e si propone per iscopo di assicurare la libera votazione dell'Assemblea nel vitale partito, se e come Toscana avesse ad unirsi con Roma.
     
     
     
      XXVII.
     
      Intorno all'Accusa della soppressione del Consiglio generale Toscano, e della mutata forma delle Elezioni.
     
      Il Parlamento fu soppresso dal partito prevalente, col Decreto promulgato nel giorno otto febbraio sotto le Loggie dell'Orgagna alla presenza del Popolo, come nelle pagine che venni in altra parte di questo scritto dettando fu largamente provato.
      Lo soppresse la stampa repubblicana furiosissima e incalzante. Torniamo a gittare uno sguardo sopra nuovi documenti di quella, e vediamo se davanti un tanto percuotere di ariete, quando anco altro non fosse stato, avrebbe potuto il Parlamento sostenersi.
      La Costituzione e lo Statuto scompaiono col Principe disertore: noi ricorderemo ai Deputati della Toscana, ch'eglino, come Consiglio deliberativo, hanno compiuto l'opera loro...... Il Senato, grottesca parodia della ciarliera Camera dei Pari di Francia, violatrice della Costituzione, di ogni mandato, di ogni sovranità; il Senato, autorità unicamente fittizia, più non esiste in Toscana; egli altro non era che una superfetazione del potere reale(522); questo caduto, il maggiorasco dell'Aristocrazia già cadente ha perduto ogni nerbo di vita, anzi ogni vitalità costituzionale e deliberativa.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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