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      - In Consiglio mi secondarono tutti i Ministri. Il Circolo ruppe in aperte minaccie, più che mai palesò i danni dello indugio, e sospinse alla Repubblica; protestò contro il Governo, ci fece sentire prossimo lo stato di accusa; me appellò, bruttamente, traditore; ma il 1° marzo l'assembramento fu prevenuto. Il giorno successivo tolsi via la Legge, dichiarando che si aveva ad aspettare la deliberazione dell'Assemblea eletta col voto universale(559).
      Le vicende accadute nel tempo intermedio mi avevano purgato agli occhi dei più di ben molte calunnie, quantunque, e lo vedremo in breve, non cessassero di lavorarmi di straforo con arti proditorie. Comprese allora il mondo, e più comprenderà adesso, che, se contrastavo alla tumultuaria e violenta Repubblica, io già nol facessi per tradire la Patria, non per concerti presi col Principe lontano, non per mantenermi al Potere, non per rendermi necessario a tutti i Partiti, non in grazia di futuri comodi, o talento di titoli (vanità sempre, in questo caso vergogna); comprenderà che se ogni esordio di guerra civile ed attentato contro la sicurezza pubblica o privata io diligentemente attesi a comprimere, già nol facessi io in odio del Principato Costituzionale. Nella mia condotta io non ho riguardato me, nè altri: ho considerato quello che mi pareva meglio pel mio Paese: e al mio Paese ho sempre tenuto diritti la mente e il cuore. Questo ho voluto: questo ho operato con pericolo passato, e con danno presente. Non importa: meglio sventura onorata, che fortuna con vituperio.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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