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      Intanto, mentre in mezzo al fortunoso mareggiare di Fazioni smanianti la mia fama preservo e la mia vita, del combattuto potere mi valgo a difendere pertinacemente l'Assemblea dagli estremi conati della Setta, promulgando il Proclama del 1° aprile 1849 già riportato a pag. 579-580 di questa Apologia.
      Me ne valgo per richiamare l'Arcivescovo, e per resistere alle crescenti e continue calunnie. L'Accusa rammenta e adopera contro me, come subietto di Accusa, la dichiarazione del 5 aprile, che io con tutti i Ministri firmai; ma non ricorda o non sa del cartello mantenuto affisso, dopo il 3 aprile, all'Albero su la Piazza del Duomo; non sa o non ricorda la congiura allo scopo di tôrmi di mezzo come traditore che ha venduto Patria e coscienza; non ricorda, e si dovrebbe rammentare come in piena Assemblea mi rinfacciassero nel 3 aprile di apparecchiare le feste della Restaurazione con i due milioni stanziati per le spese della guerra; non si ricorda, e lo dovrebbe sapere, che a motivo dei veementi sospetti nella deliberazione dell'Assemblea Costituente fu apposto il vincolo solenne di non risolvere intorno alle sorti della Toscana senza il concorso e l'annuenza dell'Assemblea, a pena di nullità, e di essere punito come traditore della Patria. Crescendo pertanto il perseguire infestissimo, irrequieto, dei Settarii, per tutela di vita, e per condurre a compimento il concepito disegno, feci e consigliai gli altri a fare la dichiarazione seguente:
      Il Capo del Potere Esecutivo e il Ministero dichiarano sopra l'anima e onore loro, essere calunnioso, che per essi siasi operato o si operi, direttamente o indirettamente, pratica, trattato, insinuazione, ed anche principio alcuno o preliminare di proposta, parlato o scritto, tendente alla Restaurazione in Toscana della Dinastia della Casa di Lorena.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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