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      Il Governo aderì al consiglio, nè si vede ragione perchè cotesto Partito avversasse poi quanto aveva provocato egli stesso; solo per mostrarsi coerente avrebbe dovuto credere che l'Assemblea Costituente procedesse nemica alla Restaurazione; e ciò non fu. Questo fatto io lascio alla considerazione del Paese, chè a me non giova spendervi attorno più lunghe parole.
      Rimane a vedersi chi avrebbe scelto l'Assemblea per Principe. - Non è verosimile scegliesse uno straniero, perchè per le dominazioni straniere parmi, se non erro, immortale lo aborrimento degli Italiani tutti; scegliendo uno di casa di Savoia, avrebbe contradetto Napoli; se chiamato un Reale di Napoli, gli si opponeva Piemonte, e ad ambedue avrebbero ostato Francia e Inghilterra. Se è vero, come parmi verissimo, che la memoria degli antichi beneficii non si cancelli per breve furore, nè la diuturna benevolenza cessi per impeto passeggero, e che, remosse le cause del delirio, l'uomo ritorni nel suo stato normale; - deve credersi che i Toscani avrebbero richiamato i Principi, che potevano salutare col nome di concittadini.
     
     
      Dimostrazione storica.
     
      I fatti, che per sofisma o per calunnia non si tramutano, hanno dimostrato fin qui come, il Principato Costituzionale cedendo il campo, subentravano inevitabili ad occuparlo la Repubblica e l'Anarchia. Parte repubblicana era poco numerosa fra noi, nè di Toscani tutta, ma audace e gagliarda, sovvenuta dalle voglie dell'accesa gioventù, cui sembra spesso che per potere basti desiderare: onde è sicuro che quella parte, come voleva, avrebbe potuto, nello sbigottimento universale, cacciare le mani nei capelli al Paese, e strascinarlo colà dove ella mirava: però ammaestrando la esperienza, che i pochi contro ai molti inerti o repugnanti, senza ricorrere ai partiti estremi, non durano; in breve, siccome già si appoggiavano, avrebbero dovuto i Repubblicani darsi interi in balía, non dirò al Popolo minuto (conciossiachè il nome di Popolo suoni sempre reverito alla mia mente), bensì alla plebe che del Popolo è piaga.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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