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      Da tutte queste cose che io mi assumo di esporle, e dalle troppe parole che ho fin qui speso, m'avveggo con mio rincrescimento che io la costringo alla noia di prolissa lettura. L'apologia è cosa sì infelice per indole sua, che non può aspirare neppure a scansare la verbosità. Perchè, dove a lei, signor mio, basta una sillaba, un atto arbitrario, un cenno muto, a macchiarmi, - a me bisognano narrazioni, esami, allegati e convincentissima serie di ragionamenti, a lavarmi.
      E incomincio anco a sentire che l'uomo al quale è conteso il tacere trova compenso nello spassionarsi di tutte le ragioni che aveva represse dentro il suo petto. Socrate sapeva ch'ei, giustificandosi o no, era precondannato a morire; pur (se Platone merita fede) perorò per lunghissime ore a' suoi giudici; e quando ei fu sentenziato, gli andava pur tuttavia intrattenendo a parole: - O Ateniesi, ora che voi avete fatto il voler vostro mandandomi a morte, io il debito mio rassegnandomi, voi ed io non abbiamo da far altro di meglio fuorchè il conversare fra noi: ond'io parlerò, e non rincrescavi d'ascoltarmi, e rispondere."
      Fino al punto a cui mi sono fermato, la linea è retta per lo scopo a cui incammino la mia politica. Ora pertanto come potevo tergiversare o ravvilupparmi in subdoli partiti dopo il Decreto dell'Assemblea del 3 aprile, se fino al 15 aprile ella si era prorogata, e fino a quel termine non si poteva discutere della forma del Governo da darsi alla Toscana?
      Udite adesso di grazia che cosa vi dice il Procuratore Regio D'Arlincourt.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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