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      In che queste ricerche consistessero, a qual fine fossero dirette, e qual parte io vi prendessi, sarà bene lasciare referire ai testimoni, perchè nel ricordare quel tempo parmi che il mio strazio si rinnovelli. Però mi maraviglio, e non posso astenermi di rimproverare a nome della Legge l'Accusa, che omise interrogare testimoni su punti capitali, e con tanta compiacenza si allargò su questi particolari, forse per argomentare dal mio spavento e dai miei conati di fuga la coscienza colpevole, e poi non ne trasse costrutto essendole tornati contrarii; come se potesse apprendersi quale indizio di colpa, lo studio di sottrarsi ai bestiali furori di plebe avvinata e indracata(743).
      Dopo parecchie ore di tediosa aspettazione, standoci, la mia famiglia ed io, in procinto di partire, ecco una Guardia Nazionale, dopo l'ora fissata alla partenza, portarmi un biglietto del Generale Zannetti, il quale diceva: "Alcuni non volere lasciare libero il passo; opinare la Commissione di trasferirmi pel corridore dei Pitti in Belvedere, donde remossi i Veliti avrebbe messo la Nazionale: però questo accadrebbe nella prossima mattina; non dubitassi di niente, stessi tranquillo; andassi a prendere per qualche ora riposo, che giudicava doverne avere di mestieri(744)." Questo biglietto unii alla lettera, che nel tumulto di angosciose passioni io scrissi sotto gli occhi del signor Galeotti, castellano di San Giorgio (poichè tale era l'ordine; e le cose necessarie a scrivere di lasciare in potestà mia si negava!


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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