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      Facendo scrivere il 14 febbraio 1849 (giorno della Spedizione a Santo Stefano) al Governatore di Portoferraio, lo Ammoniva:
      Se il Principe è partito, non è decaduto; lo Stato non è perciò venuto a mancare; le leggi non sono abolite ec."
     
      Nè solo faceva scrivere, che il Principe non era decaduto, ma confidenzialmente lo scriveva di propria mano egli stesso al Prefetto di Lucca Raimondo Buoninsegni:
     
      Ministerodello
      InternoA. C.
     
      Torno a scrivervi. - Armate - armate - armate.
      Suscitate con tutti i mezzi il patriottismo del Popolo.
      Credete a me; co' Riformisti non tregua mai nè pace; ci fanno guerra sotterranea e crudele.
      Non temete Piemonte. Francia e Inghilterra stanno con noi e proteggono. Non abbisogniamo di giuramento. I soldati giurarono allo Stato. Lo Stato ci è. Leopoldo NON FU DICHIARATO DECADUTO: ciò spetterà, SE VORRÀ FARLO, alla Nazione.
      I soldati non saranno tutti cattivi: separate i buoni dai tristi; comprimete, fucilate: fate il diavolo e peggio, che in quesli casi è il meglio.
      A Manganare fu scritto opportunamente. Eccitate i soldati con premii e buone parole. Domani una Legge militare.
      Sarà provvisto danaro in tempo. Confermo le passate. Energia, perdio! energia; le mezze misure ci ammazzano.
      Firenze, 13 febbraio 1849. - 1 ora e 1/2 pom.
      GUERRAZZI.
      Avvisate di ora in ora."
     
     
     
      I
     
      XXV. Spedizione di Lucca, § 9. - Pag. 481, in nota.
     
      Qui ho parlato di Decreto pubblicato senza ch'io lo firmassi: nell'Appendice terrò discorso di altro Decreto da me firmato senza averlo letto.
     
      Io ho parlato di Decreto impresso senza il mio consenso, e senza la mia firma; ora terrò discorso di Legge pubblicata con la mia firma, e senza il mio consenso, e voglio dire della Legge del 4 marzo 1849. - Questo però non s'intenda assolutamente alla lettera, però che il Decreto del 4 marzo 1849 fosse, co' lavori disposti dal Consiglio di Stato, e dal Cavaliere Sopraintendente Peri, annuente il signor Mazzoni, compilato dall'onorevole uomo Lionardo Romanelli, il quale venne a sottoporlo alla mia sanzione mentre il Legato Maestri, col suo Stato Maggiore, sosteneva meco la sua lotta quotidiana; onde io turbato dalla contesa vi gettai sopra gli occhi, ma la condizione dell'animo mio non mi concedeva, non che considerarlo, leggerlo materialmente; e questo sia detto affinchè non si creda il signor Romanelli capace di sottrarre la firma altrui per sorpresa: la colpa fu tutta mia, non sua.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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