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      Se io male non veggo, in questa parte egli amministra ottimamente i negozii, - non però quelli d'Italia. Come onesto, io lascio considerare a lui, che pure è gentiluomo, e si professa dabbene, se egli doveva raccogliere nelle orecchie tutto quanto vi versava dentro la necessità di attenuare un'azione turpissima, l'astio della mediocrità, e l'odio di superbie umiliate. Egli non è ancora giunto co' suoi scritti alla mia vita politica, e siccome mi giova sperare che di ora innanzi avrà compreso, con un bove solo non tirarsi il solco, nè potersi giudicare del suono delle campane se ambedue non si ascoltano, e che di ciò farà senno così per dettare le rimanenti Memorie, come per correggere le già scritte, non mi trattengo più oltre sopra di lui, pago, intorno alle ragioni della mia vita privata, di quel tanto che mi fece l'onore di attestare Tommaso Corsi, e che io stesso ho discorso sparsamente nella mia Apologia.
     
      Ma sopra ogni altro feritore infestoSopraggiunge Farini, e me percuote."
     
      Non dirò delle sue intenzioni, quantunque, secondo il mio giudizio, rette non pare che abbiano ad essere; ad ogni modo io domanderò chi gli abbia insegnato comporre Storie sopra Requisitorie di Procuratori Regii, cospargendole di tratto in tratto di qualche fiore còlto nel suo giardino! Ora che cosa altro ha egli fatto, almeno per me? E gli domando eziandio, se sono prove di temperanza, di moderazione, e di probità, praticare com'egli ha fatto contro uomo, che da trenta mesi si logora chiuso in carcere, e non gli può rispondere!


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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