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      Se trascorrevo a credere, sarei stato ingiusto e ridicolo. E perchè non metta più parole intorno a quest'infelice argomento, dirò che in carcere sono tenuto, per la intelligenza, come un bruto; per salute, come uomo che si voglia spegnere; per angustia, come Guazzino; - insomma come un Ciantelli non immaginò tenermi quando mi mise le mani addosso.
      E perchè sono ritenuto io? Per delitto, o per sospetto? Se per delitto, si proceda a processo regolarmente e civilmente; io risponderò dei miei fatti collettizii e particolari. Il Governo Provvisorio fu necessità: voi lo consentiste, e certo non vorrete allegare che lo faceste per forza, imperciocchè offendereste voi stessi, non patendo violenza lo animoso Magistrato. Consultare il Paese intorno alla sua volontà, era pure cosa necessaria, ed io l'assentiva, perchè lo stesso Principe dal voto universale non repugnava, estimandosi amato, e perchè Emanuele Fenzi mi assicurava non alieno lo stesso Senato. Se il voto non riuscì universale, colpa degli uomini ignavi, non mia; e nè tutti gli Elettori della vecchia Legge Elettorale concorrevano a votare. E le note stampate non facevano ostacolo, perchè ogni Partito poteva stampare le sue, e le manoscritte accettavansi. Intanto il Popolo che ora vuole il Principato allora gridava Repubblica, ed io fui solo contro alle sue ire, e negai che una mano di gente usurpasse il voto del Popolo consultato con modi civili; e non senza pericolo della mia persona, e biasimo grande degli esagerati, l'ottenni.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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