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      - Dov'era mestieri con mano sapientemente audace riformare, resecando il vecchio, piantando il nuovo, fortificando le libertà pur ora inaugurate coll'istruzione che le facesse più universalmente conoscere e amare..... si fece anzi un brutto innesto di vecchio e di nuovo; la tutela delle istituzioni liberali si lasciò o si diede a mani inette, o da poco tempo acquistate alla nuova causa, non mosse da convinzioni antiche, ma dalle vicende della fortuna; si procedé timidamente, lentamente, fiaccamente. - Accadde che nel reo impasto il nuovo isterilì e si corruppe della sterilità e della corruzione del vecchio; le libere istituzioni come pianta aduggiata languirono; lo Stato, siccome corpo percosso da paralisi, rimanendo sana e vigorosa la mente, non ubbidiva all'impulso delle volontà che lo guidavano, e strascicava; le idee lo precorrevano, i fatti lo premevano; quando avanzava non camminava, ma era spinto dall'urto prepotente delle idee e degli avvenimenti che ne vincevano l'inerzia. - Oscillando, trabalzando per una via, che si poteva correre nella maestà del trionfo, arrivarono alla Costituzione arrivarono alla guerra..... Grandeggiavano intanto i fatti d'Italia. La Lombardia sollevata ci chiamava oltre Po, dove i Liguri e i Piemontesi già combattevano con lieti auspicii. Noi nè uomini, nè armi, nè danari avevamo parati alla grande e non inaspettata impresa... Ma la fatale imprevidenza parve rea negligenza, e inasprì gli animi delusi e accorati dall'esito infelice della guerra sacra.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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