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      Gių rancori, gių discordie; se volete essere forti contro il comune nemico, io non so davvero come potrete riuscirvi con matte fazioni tra voi. E sopra tutto, nč viva a tale, nč morte a tale altro. Il secondo grido č crudele, e la nostra religione lo aborre; il primo č segno di servitų. Oggimai non hanno a contare gl'individui, ma i principii. Mi confortano, o Popolo, ad abbandonarti, e porre la mia stanza altrove. Non posso farlo; le cose si amano pei sacrificii che costano, e il mio paese mi costa assai: io qui ebbi nascimento, e qui desidero sepoltura accanto alle ossa di mio padre e dei miei amici, che pių felici di me mi precederono nella morte: io continuerō, secondo ch'č dato al mio povero ingegno, a onorarti come posso e devo; ma tu, o Popolo, ricompensami con lo starti unito, col non fare il mio nome bandiera di fazioni e di tumulti. Io te ne scongiuro per la mia fama e pių per la tua. Anche tu fosti accusato, e devi mostrare che lo fosti a torto, a nessuno secondo tra i Popoli italiani, e a qualcheduno primo. Le petizioni offrono mezzi legali per manifestare i voti, e tôrre d'inganno il Governo: - attienti a queste."
      Vediamo se alle parole corrispondessero i fatti. Francesco Costantino Marmocchi, mentre io stava prigione a Portoferraio, si oppose alla stampa nell'Alba di parole in mia difesa; io non solo dimenticai il malo ufficio, ma nelle elezioni di Dicomano lo purgai dalla calunnia, e lo feci eleggere Segretario al Ministero dello Interno. - Giovanni Sorbi, Tenente, o Capitano della Guardia Civica, che fu a prendermi nella notte dell'8 gennaio, promossi a Pretore di Santo Stefano, e credo che vi sia tuttora; e perchč tutto restringa in uno, cosė rispondeva al Governo di Livorno, che mi consultava se avessi acconsentito a far pace co' promotori dell'8 gennaio: "Io ho dimenticato sempre tutto; e saranno prima stanchi di offendermi, che io di perdonarli.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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