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      Ahimč deluso! non mi era anche nota la maledizione dello spirito(3). Io reputava impossibile la parola proferisse un pensiero non sentito dal cuore. Paragonai la vita non con la eternitā, di cui non concepiva idea giusta, bensė co' secoli precorsi; e mi parve tanto breve, tanto miserabile cosa, ch'io argomentai gli uomini, sentendosi destinati ad altre sorti, poco curassero i diletti caduchi della terra. Per questo modo la vita umana immaginando quasi preparazione di vita celeste, mi piacqui fingerla uguale all'ora facile dei testamenti, in cui anche gli avari sono larghi di loro sostanza ai superstiti. Vidi gli uomini che si stringevano una mano, e non curai osservare dove celassero l'altra; notai gli amplessi, trascurai i volti: feci tesoro di qualche bello atto di cortesia, e reso cieco gridai: La creatura si ama!
      Ma il tempo si portava le illusioni.
      Il sole sta immobile globo di fuoco a illuminare l'ozio di pochi, l'affanno di molti, le miserie di tutti; indifferenti si versano i suoi raggi sul ferro dell'assassino e sopra la ferita dell'assassinato, sopra la vita e sopra la morte. Se Giosuč lo costrinse col miracolo a fermarsi nel cielo, non fu per benedire una pace, sė bene a illuminare una strage(4).
      E quando le ombre si addensarono sopra la terra, gemei e dissi: L'ora dei tradimenti si avvicina. Guardai le stelle e mi parve impallidissero alla maledizione che il sicario nascosto nella tenebra mandava a quei fuochi di amore. Le strida delle migliaia dei disperati mi percossero, udii il pianto, vidi le mani stese verso il cielo.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Giosuč