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      .. il cielo stava inecittabile e chiuso come una volta di bronzo, quanto una massa di granito. Non più rallegrava il mio spirito la pelle dipinta degli animali; vidi le labbra sanguinose, conobbi il veleno e commosso da troppa passione domandai alla fiera della foresta: Perchè laceri la creatura di Dio? La fiera della foresta mi rispose sbranando. Seppi la donna avere sfrondato la savina per disperdere il frutto dell'amore; calpestai la cicuta, ne svelsi le radici, le detti ai venti: invano; già gli uomini ne avevano estratto la bevanda che spense Socrate, il più virtuoso dei filosofi.
      Ahimè! ahimè! Non querce, olivo e alloro, ma ferro, laccio e veleno sono le tre corone della virtù.
      Il vento sorgeva impetuoso. Io me ne andai lungo le sponde del mare, e da lontano mi apparve un rompente che sbalzava nella rabbia della distruzione: presso la sponda raccoglie l'ira e la forza ad inondare la terra, ma gli si oppone la parola di Dio, e la superbia di lui rimase rotta traverso gli scogli in minutissimi spruzzi; si spiegò sopra sè stesso fremendo, e tra quelle spume scôrsi una tavola.... la reliquia della barca del pescatore. Da quell'ora in poi in ogni mormorare di flutto ravvisai l'agonia del pescatore, il pianto della moglie e le strida dei figli... poveri figli! Oh! tu sei forte, oceano, contro la barca del pescatore; ma con placide onde, un giorno, i vascelli Portoghesi e Britanni veleggianti alle Indie orientali lambisti, amico il seno agli Spagnuoli per le stragi americane schiudesti.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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