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      Nello stato al quale venimmo condotti il cuore sta chiuso nè lascia entrarvi od uscirne un affetto. Infelice colui che in questa terra non seppe inspirare altro che odio; ma infelicissimo quegli che abbisogna della pietà degli altri!
      Veramente, Luigi
      , rispose il Buondelmonti, "la miseria flagellando scuopre la carne viva, sì che le fibre spasimano ad ogni lieve crudezza: però non vuolsi negare come l'uomo di rado e malvolentieri perdoni qualunque sorta di superiorità, e il felice beneficando si dichiara coll'atto superiore allo sventurato. - Qual merito è il suo per vivere più contento di me? - nella rabbia del cuore si domanda l'offeso dalla fortuna: e, la ingiustizia confondendo con l'uomo che la rappresenta, trasuda odio per tutti i pori del corpo. I beni acquistati per accidente di fortuna più di leggeri egli assolve che gli altri concessi per fatalità di natura: la ricchezza quindi più agevolmente della grazia, la grazia della forza, la forza della bellezza, la bellezza dell'ingegno. Pel genio poi non vi ha perdono in questa terra: gli volgano i casi favorevoli o avversi, egli è solo. Messo sul capo de' suoi fratelli, ben egli ha potenza di pestarlo o illuminarlo, ma gli è vietato baciarlo; dove si chinasse un momento, sarebbe una stella caduta, avrebbe tradito il suo officio per pochezza di cuore: soffra, sia grande e tacia. Dalle angosce della sua solitudine usciranno insegnamenti a migliorare il vivere degli uomini tra loro: intanto sè stesso nudrisca divorandosi; sublime di grandezza e di dolore, si apra il petto e, a guisa di mistico pellicano, le schiatte dei fratelli rigeneri con un battesimo di sangue e di scienza.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Luigi Buondelmonti