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      Cosė, per certo, si mantiene dal destino in giusta lance cui ebbe troppo, e cui troppo poco; cosė forse merita pietā chi maggiormente pensiamo degno d'invidia. Sempre a sč medesimo gravoso, spesso ai suoi fratelli, funesto, vilipeso, sconosciuto, perseguito, il genio č condannato ad una perpetua ebbrezza di angoscia e di gloria."
      Forse č cosė, come dici, o Zanobi: e l'una parte e l'altra avranno torto o pių tosto ragione; perō che l'esperienza m'insegnasse queste due parole non corrispondere a cosa effettuale di per sč stessa stante, sė bene essere modificazioni di cose secondo i tempi o le sorti o gli uomini diversi. Francesco Sforza tolse via la repubblica di Milano; e poichč i cittadini non sentirono virtų da impedirlo e da spegnerlo, fu duca ed ebbe ragione: se lo tentava quando i Lombardi con la creta e con la paglia contrastarono all'imperatore Barbarossa, sarebbe stato ridotto in pezzi e avrebbe avuto torto. Arnaldo da Brescia, Giovanni Hus e Martino Lutero intesero ad un medesimo fine: i primi due vennero al mondo troppo tosto e capitarono male; il terzo nacque in tempo giusto, ed ogni giorno, come tu vedi, prospera. Ma, lasciando per ora di ragionare intorno a sė fatto argomento, dimmi tu pure come e quanto pativi: č cosa dolce sopra la terra dei nostri padri discorrere insieme gli affanni dell'esilio. Di te non intesi novella mai: e quando mi ricorreva al pensiero la tua cara immagine fraterna, involontarie le labbra mormoravano la preghiera dei defunti.
      Ed in vero io non vissi.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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