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      Occorrono sopra la terra creazioni di così incorrutibile bellezza su le quali la traccia della sventura non si manifesta come oltraggio, ma quasi un bacio; e la nostra patria, o Luigi, è tra queste. Gli occhi mi s'ingombrarono di lagrime, mi caddero le mani; ed in quel modo che Balaam, chiamato a maledire il popolo di Dio, lo benedisse tre volte, io le invocai bellezza sempre uguale, destini diversi. Scesi dai colli con l'ansia d'una madre la quale, spaventata dai lunghi sonni del figlio, si curva sopra le sue labbra a spiarne la vita, ed entrai nei casolari degli agricoltori: colà vidi accendersi volti alla memoria della nostra abiezione, quivi udii suonare la parola della libertà: allora mi accôrsi che la patria non era anche morta; onde, prostrato sopra la terra de' miei padri, con le viscere del cuore supplicava: Desta, o Signore, la bella addormentata. Tu, padre, schiudi le dimore celesti, a tutti ospitale: l'anima del forte e quella del debole sono parte dell'anima tua; perchè dunque tu soffri la schiatta dei tormentatori? Le mani strette dalle catene non possono sollevarsi verso di te. Vedi, i fratelli hanno contristato lo spirito dei fratelli, gli hanno percossi, gli hanno fatti piangere: perchè tanto splendide creasti le sfere, così squallida la terra? Manda la figlia migliore del tuo pensiero, la libertà, ad albergare tra gli uomini; e la terra fie che emuli di magnificenza il firmamento: allora queste due creazioni alterneranno in tua gloria un cantico nuovo, e i cieli, fino ad ora cupamente muti, palpiteranno di echi divini.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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