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      ... È il cavallo sfrenato... la insegna d'Arezzo.
      Ah! Machiavello, quanto ben dicesti, a cotesto cavallo doversi imporre un duro morso e di ferro(41).
      Ed ora che cosa significa quella turba? Sembrano gente del contado... in abito da festa... Sì, sì, è la festa dei morti.
      O Lupo mio, in cotesta casa per certo si raccolsero i capi dell'esercito; - e mentre noi qui ci travagliamo per la libertà della terra, la gente del contado, sempre nemica alla patria nostra, va a prestare l'obbedienza allo straniero; - ed ecco come sempre, di voglie divisi, siamo fatti facile preda dei barbari. Stolti! Andate e imparerete di che sappia la signoria di Carlo! Quando mai le colombe si raccomandarono allo sparviere? Almeno Dio, allorchè vi rapiva il cuore per difendere la libertà vostra, vi avesse tolte le ginocchia con le quali vi avvilite; - o se con l'anima di Bruto ve ne fosse pure stata compartita la forma, ora io qui non dovrei vergognarmi di nascere da una stirpe comune.
      Possa l'anima di Lupo non andare in luogo di salute, s'io non mando a costoro la diceria bella e fatta.
      In questo modo favellando, il bombardiere gira a quella volta la colubrina. I soldati gli si dispongono intorno, sicuri di ammirare un qualche tiro stupendo.
      Lupo imperturbato, aggiusta il bronzo, prende la corda infocata e di propria mano dà fuoco.
      Tra una rovina d'intonaco infranto precipita rotto in ischegge lo stipite della finestra; vanno in fascio le imposte, la bandiera imperiale tentenna e cade nella polvere.
      Subito dopo furono viste sboccare furiosamente genti di varia maniera, e confuse, spaventate sbandarsi per la campagna.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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