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      /* Ringhiosi più che non chiede lor possa(44). */
      Poichè nei casi dei governi la libertà disordinata mena sempre alla licenza, e la licenza genera tirannide, tosto comparvero i signori. Guglielmo Ubertini, vescovo, conquistò Chiusi, vinse i Sanesi alla Pieve al Toppo: abbandonato dalla fortuna, rimase vinto a sua posta e morto nella giornata di Campaldino, dove il nostro maggior poeta si trovò a combattere tra le prime schiere. Meglio per lui, se non avesse mai il pastorale mutato con la spada; o se, avendo cinta la spada, l'adoperava in impresa più santa, perocchè egli fosse uomo prode di guerra e di virtù antica.
      Dove vivono genti disposte a servitù, i padroni si rinuovano; chè, cessato il tiranno, rimangono le cause della tirannide: agli Ubertini subentrano i Tarlati. Guido Tarlato di Pietramala, stretta lega col Castruccio, continua a travagliare Firenze. Non pertanto Arezzo, vuota di sangue, si piega al dominio fiorentino. Piero Tarlati, più noto nelle storie col nome di Pier Saccone, tentato invano ogni estremo rimedio per mantenere indipendente la patria, si accomoda col comune di Firenze e gliela vendè per trentanovemila fiorini d'oro; mostruoso accoppiamento di virtù e d'avarizia! Nel 1343, cacciato da Firenze il duca di Atene, gli Aretini ricuperarono la libertà; ma al buon volere mancando la potenza per sostenersi, non istette guari che in sua potestà li ridusse Ludovico duca d'Angiò. Lui morto, i Fiorentini con quarantamila fiorini di nuovo la comprano dal capitano che in nome del duca la governava.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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