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      Dal tenere questa fortezza forse dipende la salute della patria...; della vergogna non parlo...
      L'Altoviti levò gli occhi e conobbe rappresentare la immagine san Donato, protettore degli Aretini.
      Qui nel mio petto, Francesco, io serbo miglior santo che non è costui
      , e si accennava il cuore. "I due ultimi bariloni di polvere saranno adoperati a mandar all'aria la fortezza e me..."
      Sta bene, addio!
      E profferite le parole, il Ferruccio si caccia giù per le scale; alcuni gii tengono dietro senza ch'ei se ne accorga: scende in città e se ne corre rapidissimo all'albergo. Siccome in quel punto ei non teneva ufficio pubblico, non si era ridotto ad abitare i quartieri. Certo ospite antico della sua famiglia lo aveva accolto in casa; se ciò non fosse stato, nella fuga dei Fiorentini d'Arezzo gli avrebbero condotto via la cavalcatura. Irrompe nella scuderia; il buon destriero turco, nel sentire appressarsi il suo signore, si commove tutto e nitrisce; egli, dato di piglio agli arnesi, comincia ad adattarglieli intorno al corpo con incredibile ardore; siccome accade in quella furia, ora gli cascano di mano, ora l'uno scambia con l'altro e, invece di affrettarsi, ritarda; il cavallo freme irrequieto, squassa la testa, percuote il terreno, impaziente di lanciarsi.
      Sta, sta, Zizim; non è un giorno di esultanza questo; se tu potessi vedere il cuore del tuo padrone come geme contristato, ne avresti pietà; tra poco ti converrà far prova di quanto sei veloce; ingegnati di correre, di volare, ma comunque tu voli, non ti risparmierò i fianchi; te li sentirai pungere; il tuo bel candore sarà contaminato di sangue.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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