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      I superbi disegni di Filiberto di sposare Caterina dei Medici, che i cieli destinavano alla corona di Francia, farsi signore di Toscana e forse d'Italia(53), vennero meno. L'imperatore fu per ragione di stato costretto a mantenersi leale col papa.
      Clemente VII, occupando in processo di tempo Arezzo e al governo di Firenze lo ritornando, considerato come i principi nuovi non devano sopportare gli uomini capaci di sollevare a piacimento loro i popoli soggetti, impiccò il conte Rosso. La sua morte insegnava che se talvolta i principi adoperano l'antica lusinga della libertà a guisa di leva per conseguire il fine proposto, ottenuto che l'abbiano, se ne servono per rompere la testa a chi ci ha creduto. Ammaestramento rinnovato le cento volte dopo e nei tempi recentissimi eziandio, nondimanco sempre invano per questa nostra stirpe umana, nata a fidarsi, a pentirsi e a fidarsi di nuovo in chiunque abbia voglia ed ingegno d'ingannarla.
      Abbandonato il contado di Arezzo dalle milizie fiorentine; presa dai nemici Cortona; Montevarchi perduto e Figline; gli uomini di Castelfiorentino sopraffatti; - la guerra si riduce sotto le mura di Firenze.
     
     
     
      NOTA.
     
      Nell'opera intitolata - Assedio di Firenze, illustrata con inediti documenti, occorre un passo della lettera 51 di Carlo Cappello, ambasciatore veneto presso la Repubblica di Firenze il quale annunzia come le genti di Arezzo sarieno state la sera del 19 settembre 1529 a Firenze, però che avessero deliberato di lasciarlo, onde non tenere troppi presidii e trovarsi meno forti.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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