Pagina (156/1163)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      O sacerdoti, quanto fareste ridere, se non aveste fatto piangere cotanto!
      E Cesare nudò il ferro e tre volte ne percosse l'aria ed altrettante ne declinò la punta verso il suolo, - forse per dimostrare ch'egli intendeva sulla terra dominare, e nel cielo. Strinse lo scettro, pegno di fede e di virtù che non aveva, colla mano destra; nella manca il papa gli pose il mondo in simbolo della facoltà ch'e' gli dava per governarlo.
      Queste consegne di tutto o parte del mondo operate dai sommi pontefici, siccome efficacissime nel diritto, non furono sempre, o quasi mai, praticabili in fatto. Chi può contenderne loro la facoltà? Dio esiste signore del creato, il papa vive in Roma vicario di Dio nel mondo; dunque il papa può disporre di quanto in esso si comprende. Questo sillogismo ha la sua promessa, la sua minore, la sua conseguenza; a me pare tutto e in ogni sua parte perfetto. La luna, il sole, le stelle, le comete, poichè non sono contenute in questa terra, rimangono escluse, quantunque non sia chiarito bene: le altre cose tutte senza eccezione di sorta stanno sottoposte al papa; tanto il Lappone come l'Ascolano, l'abitante del Kamciatka come quello delle paludi pontine: - ma questi non udirono mai favellare di lui, nessuno annunziava loro il regno dei cieli, non conoscono il Dio del papa di Roma. - E che importa se non lo conoscono? Peggio per loro; andranno dannati nell'inferno, ma non per questo rimarranno meno fermi i diritti della Santa Sede Romana. Se così non fosse, si chiamerebbe ella cattolica, che significa universale?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Cesare Roma Dio Lappone Ascolano Kamciatka Dio Roma Santa Sede Romana