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      Recitato l'Evangelo, cantato il Simbolo Niceno della fede cristiana, pervennero all'offertorio. L'imperatore le vesti imperiali depositando, rimasto con la tonacella dalmatica, si accostò all'altare e depositò la sua offerta ai piedi del pontefice: - trenta monete d'oro del valore di scudi dieci l'una; - trecento ducati! Veramente questa donazione non giunse alla dovizia di quelle di Costantino e di Carlomagno! - Il papa la guardò sorridendo. I ricchi prelati della corte romana torsero la bocca in segno di disprezzo; - a Carlo, avarissimo siccome rapacissimo, sembrò avere dato anche troppo. I suoi cortegiani, per onestare la miseria dell'atto, inventarono avere egli il costume di offrire ogni anno tante monete di dieci ducati l'una, quanti si fossero gli anni della sua vita, ed in quel giorno appunto annoverarne trenta.
      All'Agnus Dei, e' fu mestieri che egli si accostasse al pontefice e di nuovo lo baciasse sopra la destra guancia e sul petto. Almeno Giuda, - con tutto che Giuda, - baciò una volta sola e poi si appiccò per disperazione; - ora anche la sua fama si oscura.
      Carlo e Clemente adesso genuflessi aspettano il sacramento della Eucaristia. Il cardinal Cibo (quel desso a cui Filippo Strozzi fece il legato del suo sangue perchè se ne saziasse(92)), sollevando la patena, mostra al popolo il santo corpo di Cristo: - il cardinal De Cesi, presolo dalle mani di lui, lo porta al pontefice, e questi si ciba in copia del pane sacramentato; l'anima e più le viscere conforta col vino generoso che il sangue gli rappresenta del suo Redentore, il quale nessuna vita sacrificò, tranne la sua.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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