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      Ma la mente del papa era le mille miglia lontana da cotesta immagine di sacrifizio: - egli fu ne' suoi tempi delle cose mondiali speculatore arguto; nelle bisogne di stato, diligente ed assiduo; - nel deliberare grave, nel deliberato costante: - più che d'altro si pasceva di ambizione; la quale non potè mai, per impedimento di fortuna, saziare a suo talento; e quando pure lo avesse potuto, non sarebbe per questo rimasta in lui la libidine di desiderare il bene degli altri. - A tante e siffatte qualità degne d'impero mancò animo pronto, audacia e costanza nell'eseguire, - e mancò eziandio (ma questo non credo sia qualità, non che necessaria, utile ai potenti della terra) misericordia del prossimo: - ebbe viscere di granito.
      La umiliazione di Carlo (sebbene contro la sua natura, la quale consisteva nel simulare e nel dissimulare stupendamente, egli non avesse potuto trattenere un sorriso di compiacenza nel vederselo così prostrato dinnanzi) non gli piacque come trionfo, sibbene come mezzo di aumentare la sua autorità: - pensava adesso a lenire la piaga di quell'anima superba; del concilio pur troppo, quantunque di cosa lontana, temeva; - più del concilio egli dubitava cesare non fosse per rendergli contrario il lodo pel quale aveva compromesso in lui insieme col duca d'Este intorno alla reversione del ducato di Ferrara alla Sedia Apostolica; - a queste e a ben altre cose egli pensava, ed attendeva a ristorare le maglie della rete di san Pietro, logore dagli anni o dalla incredulità, con un filo di violenza ed un altro di frode.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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