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      Sì, certo, e udite come la racconta, che io me la sono serbata a mente:
      L'imperatore (era Arrigo VII), deliberato di domare i Fiorentini, venne per la via di Perugia e di Arezzo a Firenze, e si pose con lo esercito suo al monastero di San Salvi propinquo alla città a un miglio, dove cinquanta giorni stette senz'alcun frutto: tanto che, disperato di potere disturbare lo stato di quella città, ne andò a Pisa. Correva l'anno del Signore 1312."
      O perchè messere vostro padre, il quale pure sapientissimo uomo era, in così magnanimo fatto spese tanto poche parole?
      Perchè dubitò la ignavia del secolo presente su le glorie passate si riposasse. Di vero, cavare sollievo nella presente miseria dalla memoria delle perdute facoltà senza sbracciarsi a mutare stato la è cosa da gente vile. Più lungo fu esponendo i falli e le colpe dei tempi, affinchè i cittadini ne sentissero vergogna e l'emendassero.
      Così consumando il tempo nel novellare di molti e varii argomenti, all'improvviso fu udito mosso di fuori uno schiamazzo di voci confuse, minaccevoli e supplicanti, umili, crucciose, e imprecazioni e bestemmie; - poco dopo un rumore come di carra rovesciate, di corpi caduti; e qui guaiti, urli furibondi, senza misura crescenti; quindi un celere scalpito di cavalli sopra il selciato della via.
      Adesso, mentre i soldati del corpo di guardia staccavano le partigiane dalla parete per accorrere in aiuto, spalancato fragorosamente le porte, balza in mezzo della stanza una femmina, come palla briccolata dalla bombarda, la quale, corsi allo indietro tre o quattro passi, quasi compiendo l'urto di spinta impressa contro di lei, andò a percuotere supina il capo nella parete.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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