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      La donzella pur sempre a occhi chiusi, col capo dimesso; di repente si svelle dalle braccia di lui, palma percuote a palma, le mani si caccia tra i capelli, prorompe in dirottissimo pianto e, fuggendo verso la porta, empie l'aere notturno col grido:
      O padre mio! o padre mio!
      Vico la seguitando veloce, la trattiene; e confortandola con dolci parole, le dice:
      Non temete; il padre vostro ritroveremo; vi ricondurremo alle vostre case... ai vostri parenti...
      Qui lo interrompe un alto riso della fanciulla: - egli allora, tra stupido e soddisfatto aggiunge:
      Sol che vi piaccia mantenere l'animo lieto e tranquillo.
      Vuoi rendermi la casa! Oh! rendimela via, e con essa la mia cameretta linda, polita, col soffitto tinto d'azzurro, e il letticciolo con le coperte di rascia rossa e il bel capoletto di Sicilia: - rendimi la immagine della Madonna dell'Impruneta di Luca della Robbia e la lampada e il vaso dove ogni giorno mutava fiori freschi di mia mano côlti nel giardino... Ma come farai a rendermela, se quando ne uscii, il pavimento, le pareti, il soffitto tutta andava in fiamme?... Mi vuoi gettare tra il fuoco? In che peccai? Cotesta è la stanza dei dannati, ed io non ho fatto male a persona nel mondo. - Io sono innocente, io! - Tu mi hai parlato di madre: menami a vederla, e ti dirò fratello, perocchè io sappia ogni creatura nascere da una madre ed essere amata da lei sopra ogni cosa: ma io, sai? non ho conosciuta la mia... nessuno ha risposto allorchè domandai: siete mia madre voi? - ed io fin qui ho dubitato di essere venuta al mondo senza.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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