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      Urlando correvam lungo le rive dell'Arno, strappandoci i capelli e invocando Dio. Il capitano, improvvido di consiglio, rimase stupido di terrore. I suoi non si movevano; - egli poi, quando si riscosse ed ebbe trovato barche e corde per riaverla, trasse dal fiume un cadavere. - Scendeva intanto la notte. - Il corpo inanimato adagiarono sopra una bara: - portavano intorno due torce infiammate; e il capitano seguiva livido e muto. - Già ci accostavamo al campo quando vedemmo, quasi scaturito dal seno della terra, un uomo sordidato di fango, co' capelli scomposti sul volto, ardentissimi gli occhi, stringere una daga ed avventarsi contro il capitano Recanati gridando: - Rendimi mia moglie! - E il capitano, quasi agitato dalle medesime furie, trasse in un baleno il suo pugnale gridando più forte: - Rendimi l'amor mio! - L'uno contro l'altro correndo rovesciano un masnadiero che porta una torcia; - di subito li circondano le tenebre; - ne segue fiero scompiglio: - i portatori fuggono, la bara precipita rovesciando la morta sopra i due forsennati... Se quel tremendo avvenimento giungesse a separarli, se più infelloniti si uccidessero, io non so dirvi, perocchè anch'io mi detti alla fuga, - e tanto corsi, tanto mi affaticai che, quando per lassezza mi rimasi, la notte era alta; - intorno a me silenziosa la terra; solo da lontano mi veniva un rumore come di acque che si rompano per le pile dei ponti. Pensai movessero dal campo; e rinfrancata, quantunque mi sentissi rifinita di forze, ripresi il cammino oppos


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Arno Dio Recanati