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      Lupo, io per me nulla sono... ma se voleste essere pagato col mio cuore, io ve lo manderei dentro una coppa a casa... Addio.
      E salutando con le mani, da destra a sinistra piegando la persona, si accommiatava.
      Lupo, staccando il lampione e rischiarando la via, mormorava:
      Pagare! il cuore! Che diavolerie sono elleno queste? Avrei per avventura ceffo di quelli che mangiano gli uomini alle Indie? Messere Lucantonio, vedete non farvi male... andate piano... qua v'è uno scalino da scendere... a rivederci... buona notte. E voi, Annalena, rammentatevi di me nelle vostre orazioni.
      Addio... buona notte...
      , si udì alternare da una parte e dall'altra. - Poi fu fatto silenzio.
      Lupo rientrando depose il lampione, si avviluppò nel gabbano, e ponendosi a giacere stulla panca, mormorava - Lupo vergógnati! Quell'uomo conta un terzo anni più di te, ha veduto la sua casa incendiata, le sostanze disperse, le terre guaste; e nondimeno pieno di fede spera, o pieno di ardimento fermò nel cuore il suo fine... Tu invece, dubiti... ti sconforti e, quello ch'è peggio, sconforti altrui. - Egli non soldato, tu allevato e cresciuto nei campi. - E ciò da che nasce? Nasce dall'essere in lui il cuore buono, il senno ottimo... - Tu veramente, Lupo, cuore non hai cattivo, si potrebbe sostenere anche buono..., ma per il senno... Ah! Lupo, tra te e te puoi confessare che sei tondo come l'O di Giotto... e non vedi più in là mezza spanna del naso.
     
     
     
      NOTE
     
      Pubblicata ch'io ebbi quest'opera, si ridestò fra miei un'alba di amore per le cose patrie.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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