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      , - mormorava a mezza voce il Carduccio; e il Bartolino, tornato alla primiera impassibilità, fingeva non intendere parola.
      La fede dei cittadini vacillante?
      favellava pieno di passione Iacopo Nardi. "Sì, ma di pochi tristi. Le casse vuote? Sì, perchè non volete prendere il danaro dove si trova, ed invece lasciate adoperarlo ai nostri danni. Almeno volgetevi alla carità del popolo: i ricchi non hanno viscere, e il popolo vi porterà il suo ultimo soldo, il suo ultimo figliuolo..."
      In fè di Dio io non so chi mi tenga le mani che non te le cacci nei capelli e non ti renda più mondo dello zuccone di campanile(119)
      Silenzio, donna! Abbiate rispetto al palazzo dei Signori.
      Senti! O che li tolgo in dispregio io? Ma fammi almeno contenta di dire a messere Francesco da parte mia che ho da parlargli.
      E chi siete voi?
      Io mi chiamo monna Ghita e sono setaiuola conosciuta per tutto Borgo San Friano.
      Or bene, monna Ghita, aspettate.
      Aspettate! - Ella è una parola cotesta; ma noi poveri lavoranti non siamo mica come voi altri signori soldati, che ve ne state il giorno intero a baloccarvi con la partigiana in su le spalle mentre v'è chi pensa a infornarvi il pane e a mescervi il vino: a noi tocca guadagnarcelo menando le mani da mattina a sera; e tante volte non basta.
      Prima dell'assedio un'ora o due non guastava; ora poi il vivere è così caro che, non l'ora, il minuto assottiglia il vivere: non sapete voi che il grano costa sette lire lo staio quando se ne trova, e il vino dieci fiorini d'oro il barile?


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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