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      Sicchè per loro volevano accordare in ogni modo, a qualunque patto. Sapete voi come si chiamasse o chi fosse il gonfaloniere del drago verde? Statemi a udire, chè io ve lo dirò partitamente senza pure lasciare inosservata un'iota. Egli si chiamava messer Bono Boni e apparteneva a quella trista mandra che non avrebbe pari nel mondo se non la vincessero i giudici nella nequizia, - voglio significare lui essere dottore di leggi. Aveva le spalle incurvate sotto il peso invisibile, forse delle commesse ribalderie. Quando camminava, gli era mestieri dondolare con moto a semicerchio da un piede all'altro, e questo moto accompagnare con ambe le braccia, che parevano staffe di cavallo che corra senza cavaliere: la testa grossa e compressa gli pendeva sul petto come un melone per benefizio di acque cresciuto più che non convenga al suo gambo. Non aveva un colore fisso, perocchè il fondo del volto fosse di un misto di giallo rosso, poi chiazzato di macchie vermiglie e di punti nerastri, quasi lo avessero contaminato col fango di macello: - essendo balusante, spesso aguzzava gli occhi dirigendone il raggio alla punta del naso lunghissimo, sicchè pareva che a modo dei santi indiani, i quali guardandosi la punta del naso si procurano beatifiche visioni, egli vedesse su quella estrema parte germogliare i pensieri. Come poi la natura tanto largheggiasse di naso in costui faceva meraviglia; certo nel fabbricarlo non avendogli dato cuore, poteva supporsi che avesse supplito in tanto naso: - ma la cosa non è così, ed ecco come sta la storia, la quale abbiamo trovato su libri degni di fede.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Bono Boni