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      - Tali, e non tutte, erano le facoltà morali del nostro dottore di legge: siccome Guccio Imbratta, lui fregiavano certe altre taccherelle che si lasciano per lo migliore(128). - Però non si creda che vivesse lieto tutta la sua giornata: la coscienza spesso lo infastidiva, ma finchè la luce durava, riusciva a cacciarla come mosca importuna. - Venuta la notte, non trovava riposo, dava volta su questo e su quel fianco, nè il sonno veniva; - spesso abbandonava il letto mormorando: - Alla croce di Dio, mi hanno ripieno l'origliere di pianto! - Lo spirito agitato gli mostrava cento mani di vedove e di pupilli spogliati da lui circondarlo in atto di chiedere; ed egli urlava: - Lasciate di tormentarmi; renderò quanto vi ho tolto; a voi... prendete e andatevene in pace. - E qui apriva uno stipo e immaginava mettere monete su quelle mani stese. Ma alla dimane trovando il terreno seminato di fiorini, diligentemente gli raccoglieva, irridendo sè stesso de' suoi terrori e ad ora ad ora esclamando: Se a cinquant'anni non hai saputo disfarti della coscienza, o Bono Boni, oggimai ti puoi accomodare a morire novizio.
      Quando ebbe a riferire Bono Boni per suo gonfalone, salì in bigoncia e con un tal suo garbo che tentò rendere dignitoso, e a tutti parve di scimmia, salutò l'uditorio, stette alcun poco pettoruto sopra di sè e poi cominciò a favellare dicendo:
      Magnifici Signori e cittadini prestantissimi. - Poichè i più gravi tra i filosofanti, tra i quali a causa di onore rammento Aristotele nel suo trattatto De republica, poichè i più gravi tra i filosofanti c'insegnano doversi adoperare maturità di consiglio nelle deliberazioni dove può andarne la salute dello stato, noi abbiamo molto bene ed in ogni sua parte considerata la bisogna; avegnachè Celso, quel sommo lume della giurisprudenza, ch'è, come sapete, conoscimento delle cose divine ed umane, e scienza delle leggi avverta acconciamente non potersi decidere se prima non si esamini nell'insieme e nelle singole spartizioni il caso concreto.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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