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      Sei aspidi che le stillano nelle vene il sonno e la morte. Il volto di lei sia solenne d'immortale bellezza e sventura, - come di persona che abbia inteso una voce dall'alto, - un comando di risorgimento. Sopra la fronte attonita apparisca la contesa tra il sopore del veleno e la vergogna, la memoria di quello che fu e la coscienza di quello che al presente ella è. Ricerchi con la destra brancolando la spada da secoli e secoli abbandonata ai suoi piedi.
      Perchè no?
      Cola di Rienzo tribuno strappò un giorno lacrime di rabbia al popolo romano con la pittura della Italia combattuta nelle procelle...(132)
      Io innalzerei un tempio consacrandolo alla Italia sconsolata e poi chiamerei i suoi figli gridando: "Venite a confortare vostra madre che piange un pianto di secoli!"
      Custode del tempio, noterei i nomi dei pellegrini, farei tesoro delle ire dei popoli; e quando avessi contato venti mila volte centomila, salirei sul giogo estremo delle Alpi medie... (Angioli del giorno finale, datemi voi la voce che risveglia i defunti!) ed urlerei con tutta la forza delle mie viscere ai quattro venti della terra: "Figliuoli d'Italia, avete pianto tutti! Tutti avete fatto rosso il terreno col sangue delle vostre vene! O Calabrese, tu hai giurato davanti al simulacro, come l'alpigiano giurò; - abitatori delle tre sponde italiche, le vostre ire qui fremerono uguali ai vostri flutti intorno alle vostre marine; qui pari suono mandarono le catene di tutti... Sorgete dunque tutti una volta in un solo volere nel nome santo di Dio!


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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