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      In campo lo spregiavano e temevano; - ma egli fuggendo ogni umano consorzio non dava luogo alle offese: - quando negli scontri di guerra vedeva bestialmente inferocire i soldati e fatti ciechi per ira, egli, scoperto di ogni arme difensiva, si cacciava là dove più spessi cadevano i colpi e gli uomini. La fortuna gli negava la morte; - sovente ebbe dalle palle degli archibusi forato il beretto o la veste, e nondimanco si rimase illeso. All'assalto di Spelle seguitò impassibile fin sotto il muro gli assalitori; fischiavano le palle intorno al suo capo, rovinarono corpi di uccisi o sconciamente mutilati, ed egli pareva nulla vedesse od ascoltasse; quando un colpo di sagro percotendo a mezzo il petto Giovanni da Urbino, tra quanti erano prodi nello esercito, valorosissimo, lo balestrò sfracellato ai suoi piedi, egli allora proruppe in altissime risa e balzò al posto dove rimase ucciso l'infelice guerriero; a tutti sembrò il demonio della strage: non perdonava a cui implorasse quartiere, o a chi resistesse; dal capo alle piante spesso appariva sordidato di sangue nemico senza che pure una scalfittura ne versasse del suo. Gli Spagnuoli, secondo l'indole loro superstiziosi, sospettavano fosse ciurmato, ma poi, sapendolo uomo del papa si ricredevano, in seguito nel sospetto si confermavano. Dovunque mostra la faccia cessano i colloquii, la gente si apre in due file per lasciarlo passare, assalita da misterioso ribrezzo. - Immemore dei circostanti, lunga pezza il Bandino dimorò nello stato di fissazione di che scriveva poc'anzi; all'improvviso, stendendo ambe le braccia, con suono angoscioso di voce prorompe:


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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