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      - Più volte mi parve esitasse il padre di turbare così lieto vivere esigendo l'adempimento della promessa: pure una notte, quando me lo aspettava meno, mi trasse in disparte; e, Figliuol mio, - così favellando piangeva lacrime forse vere e forse finte, perchè chi aggiunge l'uomo nella simulazione? - Figliuol mio, quanto più ti trattieni, e più allontani il tempo delle tue nozze: va, la stagione ti corre propizia, ed io ho ferma speranza in Dio di rivederti fra due anni tornato ricco a casa. - Vi tacerò gli augurii, i pianti, le disperazioni per trattenermi, e poi i voti, le promesse, i giuri quando fu determinata la partenza; tutte cose meste, non dolorose nè di triste presagio, come quelle che da lontano illuminava la speranza: solo l'aspetto del fratello era in quel tumulto di passioni quasi serpe tra i fiori, quasi Satana nel Paradiso terrestre: mi stese la mano, ed io la sentii umida di freddo sudore, n'ebbi ribrezzo come se avessi tocco la pelle di un rettile: - ma la gioventù è obliosa, la sperienza viene col tempo e ci fa notare questi eventi col sangue più puro del nostro cuore. La fortuna, per flagellarmi meglio, spirò un fiato favorevole nelle vele; partii, giunsi e dimorai a Cadice e a Siviglia, dove impresi traffici smisurati: nei traffici rovina agli altri, io cresceva; i pazzi consigli miei riuscivano meglio dei savi provvedimenti altrui; apparvi oracolo, e fui soltanto avventuroso; la turba m'invidiava, mi applaudiva ed adulava. Le lettere prima mi vennero frequenti da casa, poi più rade, ma affettuose pur sempre, - in seguito più rare ancora, - finalmente cessarono; ciò accadde presso al terminare del secondo anno, epoca in cui aveva statuito il ritorno; la mancanza di nuove mi tenne di mala voglia, non mi sconfortò nè fece temere infortunio, imperciocchè sapessi come Giovanni d'Albret re di Navarra, cacciato ingiustamente dal regno per opera di Ferdinando d'Aragona, avesse co' soccorsi di Francia ricuperato l'antico dominio, e quivi si agitassero terribilissimi combattimenti, a cagione dei quali il comunicare per terra di uno stato all'altro veniva rotto, e dalla parte di mare i legni di Francia e degli alleati loro, tra i quali fedelissimi si mantenevano i Fiorentini, non si attentavano farsi vedere nei porti di Spagna.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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