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      Incerto del ritorno, lascio fondaco aperto in Siviglia, ed imbarcatomi sopra un brigantino giungo a Genova; travagliato dal mare che sembrava volesse impedirmi il ritorno, continuo il viaggio per terra; nessuna lettera mi precede; intendo arrivare inaspettato e sconosciuto. Oh come forte mi tremò il cuore quando prima scopersi da lontano la cupola della basilica nostra! se avessi avuto l'ale non mi sarebbe sembrato di affrettarmi a mia voglia: pur giungo e difilato mi avvio alla casa paterna; la mano mi manca per bussare alla porta, altri bussa per me, si apre, chi mi apriva non guardo, corro, corro in traccia di mio padre; la casa è vuota!.... Rifaccio i passi, e vedo il vecchio genitore genuflesso davanti un Crocifisso, e ascolto tra i singhiozzi pregare riposo all'anima mia.... - Sono io morto, perchè mi diciate il requiem? - esclamo maravigliato; e il padre piange e più che mai si raccomanda: mi accosto, ei trema e non ardisce guardarmi. Anima benedetta, egli diceva con stupenda prestezza, anima benedetta, va in pace, io spenderò in suffragarti l'ultima mia masserizia... va in pace. - Tornate le persuasioni invano, mi vinse lo sdegno, midolsi del modo col quale mi accoglieva, minacciai andarmene tanto lontano che mai più avrebbe riveduto la mia faccia, di poco amore lo rampognai. Egli sorse allora tra stupido e spaventato, e: Tu vivi? - mi domanda con parole interrotte... Mi tocca... mi bacia... e quando il suo dubbio fu tutto spento, crudeli! crudeli! esclama e mi cade semivivo tra le braccia.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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