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      - san Paolo, di grazia, a che tenete quello spadone ai fianchi? - Or dov'è andato l'arcangiolo Michele? - I demoni danno l'assalto al paradiso.... e' l'hanno preso, - l'hanno preso, - scomunicati! - eretici! - così bussate il Padre Eterno? poveraccio! - Mi accorsi che mi avevano condotto all'ospedale dei pazzi. Nè stette guari che, aperti gli usci della stanza, vidi entrare diverse genti, che riconobbi dagli abiti pel medico, lo spedalingo e i servigiali. Il medico, lindo, aggraziato, superbo del suo bel mantello pavonazzo, si accosta al letto e, vedendomi con gli occhi aperti, mi domanda: - Come va, frate? - Oh Dio! messere, una gran doglia il fianco destro mi tormenta, e queste funi mi segano le braccia: deh! per la croce di Cristo scioglietemi, che soffro tanto che poco più si ha da soffrire nell'inferno. - Il mastro, tastandomi il polso senza altrimenti badare alle mie parole, si volge allo spedalingo e gli dice imperturbato nel volto: - Reverendo, non vi lasciate ingannare da questa quiete apparente; le arterie gli battono come se fosse un cavallo, con buon rispetto parlando; è natura di questi morbi rimettere alquanto della loro malignità per quindi travagliare più veementi di prima: non gli sciogliete le mani: perchè non ha egli preso la purgagione? Ingegnatevi fargliela trangugiare, se non per amore, per forza. Il cerusico muterà l'apparecchio alla ferita: - badate che non si agiti quando lo medica; ogni moto qualunque gli apporterebbe certissima morte. - Davvero le arterie dovevano battermi con impeto; io sentiva dentro ribollirmi il sangue, non potendo sostenere coteste parole che mi sonavano dileggio.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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