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      .. di vendetta italiana... case sovvertite dai fondamenti, campagne arse, famiglie trucidate dal decrepito al lattante, - e poi morire. Udiste mai offesa più acerba? - Aspettate e vedrete come saprò vendicarla. Intanto solo e ramingo, non vedeva verso di condurre a fine il mio proponimento; ogni dì più la disperazione mi cangrenava il cuore, e il tempo fuggiva non maturando il frutto di sangue; - pensai adunare una mano di masnadieri, ed il feci; ruppi le strade, empii di terrore Romagna; ma quando proposi di assaltare all'improvviso Fiorenza, i compagni esitarono ed al fine non vollero: io gli abbandonai vergognoso di essermi tanto degradato invano: - condottomi in Lombardia, mi versai in quelle guerre senza gloria per noi Italiani ed ebbi fama di prode: - ma poichè il desiderio di vendetta non iscemava per tempo, il mio demonio mi consigliò nuovo modo: andai a Roma, chiusi bene nel seno l'odio pe' Medici e mi accomodai agli stipendii di papa Clemente; sperava un giorno mi avrebbe mandato in patria o magistrato o capitano di milizie o carnefice, in condizione insomma da potermi bagnare le mani nel sangue abborrito dei miei nemici: procedei come il tarlo il quale per durezza non si abbandona, ma più e più sempre laboriosamente s'inoltra; la fortuna, che presto o tardi favorisce chiunque voglia davvero, superò la speranza; avvenne la cacciata dei Medici, la pace tra il papa e l'imperatore, la guerra contro Fiorenza; eccomi in campo prossimo a cogliere il frutto a cui sacrificava affetti, avvenire, fama, salvazione forse dell'anima, tutto; della intera città io divoro cogli occhi un punto solo, e da lontano gli avvento fiamme.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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