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      Michelangiolo, amicizia è moneta che non corre tra gli stati; - il principe amico, quando non trova vantaggio in aiutarti, ti piange e ti lascia morire.
      In ogni modo proviamo.
      Se voi vi presenterete nelle loro città con pubblico ufficio, non che otteniate i soccorsi, vi cacceranno senza ascoltarvi.
      O come può accadere questo?
      Alfonso odia Cesare, ma più che odiarlo il teme; già di nemico diventato servo, a grave prezzo corrompe i suoi consiglieri; egli s'ingegna a fargli obliare le vecchie offese, e molto più si affatica ad ottenere nuovo favore, imperciocchè egli abbia insieme con Clemente papa compromesso in mano a Cesare le controversie su Modena, Reggio e la giurisdizione di Ferrara. Tra Cesare poi e i Viniziani non si è per anche asciugato l'inchiostro del trattato di Bologna pel quale formarono lega offensiva e difensiva...(154)
      Dunque ogni speranza è perduta?
      Oh! no. I Viniziani inoltre ci conservano rancore perchè, quando calò negli stati loro il duca Arrigo di Brunswick, non li soccorremmo; noi accusano di tradimento, come quelli che mandammo primi oratori a Cesare per accordare...
      E più s'intristisce la bisogna.
      Ma voi sappiate che questi non furono falli o rimessi da loro, perchè anche dopo più volte promisero non avrebbero fatto pace senza inchiudervi i Fiorentini, e il doge Gritti, richiesto dall'oratore Gualterotto, rispose: la repubblica viniziana non avere mai commesso cose brutte nè avrebbe cominciato adesso a commetterne; - ciò non pertanto si accordano con Cesare, e noi non rammentano.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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