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      Lascia le tepide piume, si avvolge entro un guarnelletto bianco, e tra mesta e lieta si avvia nel giardino, sua cura amorosa, qui giunta, si pone a scegliere i fiori che meglio vaghi le pareano e leggiadri, e con un ginocchio piegato a terra, come la Matilde dell'Alighieri, tesse una ghirlanda cantando una soave canzone in lingua di Spagna, la quale volta nella nostra toscana favella suonerebbe così:
      Ben venga la rosa, la superba regina dei fiori; ella deve comporre la mia ghirlanda, perchè si assomiglia alla guancia del mio gentil damigello.
      Ben venga il ranuncolo dalla foglia di porpora, venga e componga la mia ghirlanda, perchè i suoi colori vivaci si assomigliano ai labbri del mio gentil damigello.
      Ben venga il giglio candido dallo stelo slanciato: la sua bianchezza è il simbolo della purità del mio gentil damigello, il suo stelo si assomiglia alla sua bella persona.
      Ben venga tutta la varia famiglia de' fiori; io ne ho intrecciata una ghirlanda e vo' posarla sopra il suo capo: se fosse di alloro, io non ve la porrei; l'alloro troppo spesso crebbe con lagrime fatte piangere all'uomo dall'uomo che se ne incorona; troppo spesso chi porta la ghirlanda di alloro se la vorria mutare in benda sugli occhi per non vedere le miserie che seminò sopra la terra.
      Tu porta lietamente la mia ghirlanda, gentil damigello: - ella crebbe tra' sospiri della voluttà, la irrorarono lagrime di gioja - ella fu côlta dalla mano d'Amore.
      Ma invece di ghirlanda ella compose un mazzetto e se ne tornò dal giardino, siccome v'era andata, tra lieta e pensosa; quando pose il piè nella stanza, guardò la immagine, - poi il mazzetto, e diventò più trista: mentre rilevava lo sguardo, a caso le cadde sopra uno specchio e sorrise, perchè si vide bella, e si acconciò le chiome; - subito dopo arrossì quasi punta dal rimorso, corse al vaso che stava davanti la immagine, ne gittò via i fiori appassiti, e nel gittarli pensò: tale è la vita della femmina, fiorisce un giorno!


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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