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      Frate Benedetto da Foiano avendo rilevato la testa, abbassò gli sguardi e conobbe la cagione per cui tanti spettabili cittadini si affaticavano intorno a quei due Buondelmonti. Scese dal pergamo precipitoso così che parve uno di quei santi padri trascorrenti per l'empireo cantati dalla divina bocca dell'Alighieri, cacciatosi tra la folla e rompendola giunge davanti a messere Benedetto, il quale tuttavia riluttante faceva mostra volersi liberare dalle mani del Pazzi e del Bartolino, e,
      Che sempre
      , incominciò garrendo messere Benedetto, "la tua progenie debba essere cagione di pianto alla nostra città, ella è pure una tremenda e incomportabile cosa, o Buondelmonti! Dobbiamo anch'oggi rinnovare l'antico voto, che meglio sarebbe stato che Dio annegasse la progenie vostra nell'Ema la prima volta che lasciando Val di Greve veniste a Fiorenza? Invece di riparare li passati danni, ne vorrete voi dunque apportare dei nuovi? Umiliati, superbo... tu sei un pugno di cenere..."
      E messere Benedetto crollato da quel dire di fuoco rispondeva dimesso:
      Pur ch'ei perdoni.
      Il Foiano già sta dinanzi a messere Zanobi e,
      Figliuolo mio!
      gli favella dolcemente, "in nome del tuo Redentore che perdonò ai suoi uccisori, - che pregò per loro, - che versò il suo sangue preziosissimo per la umana stirpe la quale co' suoi misfatti aveva colma la misura dell'ira di Dio... perdona! perdona!"
      Messere frate
      , dice il Buondelmonte sdegnoso, "io non sono Cristo."
      Allora, messere Carduccio, rammentategli voi quel vostro glorioso maggiore san Giovanni Gualberto, narrategli come avesse morto un fratello, come venisse armato a Fiorenza per vendicare l'omicidio, come trovasse l'uccisore inerme e solo a mezza strada, il quale avendogli domandato mercè per Dio, egli, di un tratto deposta l'ira, a San Miniato il conducesse e quivi a Dio redentore lo donasse.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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