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      .. se già si movesse il bargello.... se il carnefice.... ah! - Chi è là? - Nessuno. - Come dura lunga la notte! - Questo Cencio oramai ne sa troppe....
      S'intende lo scalpito lontano di cavallo... si accosta... si è appressato... scende il cavaliere, entra nel palazzo Serristori, salisce frettoloso le scale.
      Questi è Cencio; riconosco i suoi passi. Egli ne sa troppe.... ne sa troppe; Cencio potrebbe tradirmi, - è colmo sino alla bocca..., bisogna torcelo dinanzi... mezzo palmo di lama, o tre grani di tossico lo spingeranno tant'oltre da non temerne il ritorno. Cencio... - O Cencio, sii il benvenuto, figliuolo mio, ti aspettava....
      Davvero? rispose Cencio gittandosi sopra una sedia, dove stirò le braccia e tese le gambe con plebea dimestichezza; - quindi a poco a poco continuava:
      Ho sonno, - fame e sete.... - Malatesta, datemi da bere."
      Il sangue baronale del Baglioni si rimescolava da cima a fondo; - un moto delle labbra svelò il cruccio dell'anima, ma potente com'era a simulare ridusse quel moto in sorriso, empì una tazza di vino e, la porgendo a costui, favellava:
      Bevi, Cencio, e confortati.... la tua vita mi preme quanto la mia....
      Ahimè tristo! sarò io a tempo domani per testare delle cose mie?
      Ch'è questo, Cencio?
      Nei tanti anni che facciamo via insieme verso l'inferno mi sono accorto, o Malatesta, che quando vagheggiate oltre il consueto qualche famigliare, voi lo avete già in cuor vostro condannato alla morte. Orsù, se mi deste il veleno, ditemelo, ond'io mandi in tempo pel notaro e pel confessore.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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