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      Strenuissimo e magnifico messere Malatesta, essendo finita la condotta di don Ercole principe di Ferrara, piacque ai signori Dieci, ragunata la Pratica, mandarvi alle fave per subentrargli nell'ufficio di capitano generale della Reppublica. Essendo stato vinto a favore vostro il partito, il magnifico gonfaloniere mi manda a darvene avviso e a pregarvi di stare pronto a riceverne la investitura questa stessa mattina con le consuete solennità nella Chiesa di Santa Maria del Fiore.
      Stamane! - appunto stamane! - ebbene, andate e riferite ch'io, con le ginocchia della mente chine, ne rendo loro quelle grazie che so e posso maggiori...
      Cencio a questo punto del discorso prese una zimarra di velluto di Malatesta e la spiegò sopra la tavola. -
      Malatesta notò quell'atto con la coda dell'occhio e riprese:
      Che, come il cuore, ho da gran tempo il corpo parato in servizio di questa eccelsa Repubblica; che rimettendo in salute di lei le sostanze e la vita, non mi parrà a gran pezza essermi sdebitato dell'obbligo il quale a lei per gl'infiniti beneficii ricevuti mi lega. Ora vi piaccia, mio gentile messaggiero, accettare per amore mio questi pochi ducati...
      Gran mercè, signore,
      risponde il mazziere e con atto di riverenza si allontana.
      Prendete! e' sono cinquanta ducati d'oro del sole; se più non ve ne dono, attribuitelo a quel tristo di papa Clemente, il quale mi tiene sequestrati i miei beni a Perugia.
      Sarieno anche troppi; - ma vi ringrazio, signore.
      Come! rifiutereste voi cinquanta ducati d'oro nuovi del sole?


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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