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      Messere, la legge lo vieta.
      Qui non v'è legge che vegga. Quante cose la legge vieta, e tutto giorno si fanno!...
      La legge vede pur troppo, perchè ogni buon cittadino la serba impressa qui nel suo seno, o signore. I padri miei, quando emanarono siffatto provvedimento, lo riputarono buono; e poichè tale parve a loro buono deve parere anche a me. - Un giorno anch'io sarò chiamato a formare la legge; e se voglio accogliere speranza che i miei figliuoli la osservino, forza è innanzi tutto ch'io obbedisca a quella dei miei padri. Nelle repubbliche ad ogni cittadino preme mantenere intatta la legge, perchè creata da lui a beneficio universale; nei principati ogni suddito s'ingegna rompere la legge, perchè emanata da un solo a danno di tutti. Magnifico signore, voi dimenticaste militare agli stipendii della Reppublica di Fiorenza.
      E proferite queste parole non senza una qualche iattanza si dipartiva. A noi non giunge nuovo il mazziere, avvegnachè egli fosse Bindo di Marco, il giovane cavallaro che accompagnò gli oratori fiorentini a Bologna. Il gonfaloniere lo aveva promosso a cotesto ufficio per la sviscerata fede che aveva alla Repubblica, ed egli lo esercitava con la solita devozione. Malatesta si rimane col braccio teso, il volto tra stupido e beffardo.
      Oh! vedi ve' dove mi si caccia un Licurgo... Hai tu sentito come sdottorano questi maruffini? Cencio, dimmi, - ma che la virtù forse ci sarebbe nel mondo?
      E perchè no? Ci sono io, ci siete voi, ci è questo giovane che rifiuta cinquanta ducati d'oro, ci è chi paga per vendere, ci è chi vende senza essere pagato, ci siamo tutti; ogni diritto ha il suo rovescio.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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